La Chiesa del Carmine, realizzata dai Carmelitani, faceva parte di un complesso, composto da un convento con un piccolo chiostro e un giardino, che divenne uno dei centri propulsori della vita religiosa della città. Il culto era rivolto alla Madonna del Carmine. La chiesa, divisa in tre navate, conserva nel presbiterio sopra l’altare il dipinto con La Madonna che porge lo scapolare a Simone Stock, l’unico firmato e datato 1609 da Pietro Antonio Novelli, padre del più celebre Pietro, pittore anch’egli e architetto italiano, il più importante e influente artista del Seicento in Sicilia.
Nel 1866, in seguito alla legge sulla soppressione delle corporazioni religiose, l’amministrazione del Convento del Carmine decadde e tutti i locali con annesso orto divennero proprietà dello Stato e furono destinati prima a carcere e poi ad ospedale. Nei primi decenni del ‘900 il convento in rovina venne abbattuto, lasciando l’edificio isolato della chiesa. Sulla Via Civiletti, il quartiere Carmine si mostra nella sua geometria, opera secondo la tradizione di mastro Masi Oddo, il più esperto muratore del 1500, e della volontà del feudatario, l’Arcivescovo del tempo. Zona di campagna situata al di fuori delle mura, divenne nel XVI secolo un vasto giardino, dimora dei dignitari della Corte Arcivescovile. Questo Giardino della Corte, luogo incantevole per gli occhi e l'anima, fu meta di passeggiate di Antonio Veneziano, il più grande poeta siciliano, che vi trovava ispirazione per le sue poesie in dialetto siciliano e i suoi poemi in lingua latina. L’abitato del Carmine ha la caratteristica dei quartieri sorti in età barocca, snodandosi in assi viari tra loro ortogonali. All’interno di queste vie sorgevano diversi orticelli chiusi da case o da mura che formavano fino al ‘500 un unico giardino. Oggi si intravede ancora un ultimo orto rimasto, inquadrato da un accesso ad arco, l’Orto Mangano.
Crediti: Arch. Paola La Scala