Monreale è considerata fin dai tempi antichi una Città Arcivescovile. Nacque come borgo formato da quartieri aggregati al maestoso complesso monasteriale costruito nell’anno 1172 per volontà del re normanno Guglielmo II, della dinastia siciliana degli Altavilla. Egli, nato nel dicembre del 1153, divenne re a soli 13 anni. Nel 1166, non appena maggiorenne, si insediò al trono e volle intraprendere, forse anche per emulare il suo antenato famosissimo Ruggero II, creatore del Regno di Sicilia, la grandiosa costruzione composta da un’Abbazia Benedettina con uno spettacolare Chiostro, ma soprattutto da una splendida Basilica da dedicare alla Vergine Maria. La leggenda narra che ad ordinare l’impresa fosse proprio la Vergine, venutagli in sogno. L’Abbazia sorse su un pianoro boschivo del Monte Caputo, a 4 miglia da Palermo, all’interno di un parco reale ricco di animali selvatici dove da sempre i re normanni si recavano per le loro battute di caccia. Per questo il complesso abbaziale prese il nome di Montis Regalis cioè Monte del Re ed oggi conserva ancora il titolo di Monreale il cui stemma comunale è costituito da uno scudo stellato in campo azzurro sormontato da una corona reale d’oro. Il pianoro faceva parte, a quel tempo, di un casale saraceno, un comprensorio agricolo composto da terre e case, il casale di Bulchar. Si trovava all’interno del parco, nel quale vivevano come villani e contadini i saraceni rimasti in Sicilia dopo la conquista normanna dell’isola. Prima dei nuovi conquistatori l’isola era stata abitata per 250 anni da popolazione musulmana proveniente dal Magreb africano ed era divenuta Emirato di Sicilia tra gli anni 948 e 1091 con il nome di Imārat Siqilliyya. Il resto del territorio di Bulchar e di altri casali di contadini saraceni si estendeva fino ai monti che fanno da corona alla parte collinare della piana che circonda Palermo chiamata Conca d’Oro, che splendidamente si può ammirare da qui fino al mare Tirreno. Le popolazioni saracene si estendevano numerose oltre i monti verso le valli dei fiumi Jato e Belìce. L’Abbazia pertanto costituiva anche un baluardo cristiano verso le popolazioni musulmane insediate in questo territorio. Il giovane re, profondamente religioso e convinto della missione assegnata dal Papa di Roma ai Re di Sicilia come suoi rappresentanti nei territori del Regno, proseguiva l’azione di cristianizzazione latina dell’isola, che dopo di lui verrà portata a termine dal nipote Re Federico di Sicilia, noto come lo Stupor Mundi. Il complesso abbaziale venne costruito come cittadella fortificata chiusa in un recinto circondato da dodici torri alcune delle quali, dopo oltre otto secoli, mostrano ancora la loro bellezza medievale. Guglielmo affidò l’azione di cristianizzazione latina del territorio a 100 Monaci Benedettini, a quel tempo l’ordine monastico più importante del Medioevo, custodi della tradizione culturale della Chiesa di rito Latino Occidentale. I monaci costruirono un monastero autonomo il cui Abate rispondeva solamente al Re in persona ed al quale vennero assegnate come donazione reale terre, castelli, città, casali, villani, animali, chiese e monasteri, le cui decime avrebbero costituito il sostentamento necessario per i monaci stessi e per tutto il complesso. Nel 1182 il Papa Lucio III confermò la volontà del Re ed elesse l’Abbazia a sede Arcivescovile. L’Arcivescovo divenne pertanto il Signore riconosciuto ed incontrastato di un territorio autonomo e vasto esteso 1200 km2. Così nacque lo Stato di Monreale, che mantenne la propria autonomia fino all’Unità d’Italia nel 1861.
Crediti: Arch. Paola La Scala