Palazzo Arcivescovile

Il Palazzo Arcivescovile di Monreale è uno sviluppo del monastero dei Benedettini, fondato da re Guglielmo II il Normanno, cui si deve anche la costruzione del famoso Duomo. 
Fino all’epoca di Guglielmo II gli Arcivescovi di Monreale, benedettini ed anche abati del monastero, risiedevano nell’appartamento loro riservato e che si trovava nella parte orientale dell’edificio. Ma successivamente gli Arcivescovi non furono più benedettini e, pertanto, sentirono il bisogno di un alloggio, estendendo quello che era stato degli abati. Il primo ampliamento di cui si ha memoria risale all’epoca di Giovanni Ventimiglia, che fu Arcivescovo di Monreale dal 1418 al 1449.
 

Descrizione del Palazzo

Un cancello di ferro battuto si trova all’ingresso con lo stemma dell’Arcivescovo Mons. Ernesto Eugenio Filippi (1925-1951); poi vi è un grande portone in legno con sopra lo stemma dell’Arcivescovo Domenico Benedetto Balsamo (1816-1844) che immette nell’atrio d’ingresso, mentre accanto se ne trova un altro piccolo di accesso al Museo con sopra un mezzo busto dello stesso Prelato. Di fianco si erge maestosa la Torre dell’Abate che è la costruzione più antica.


Il primo Salone è chiamato Roma per i simboli dell’antica Urbe che sono affrescati sui muri, come il fascio di verghe e i festoni stile impero. Al centro vi era una statua della Madonna con in braccio il bambino Gesù dal titolo Madonna della Catena, opera della scuola del Gagini. Anticamente si trovava sopra un altare nel Duomo, vicino la sacrestia. L’Arcivescovo Ludovico II De Torres la fece collocare sopra il portico minore, oggi si trova al Museo diocesano. All’inizio del 1900 fu tolta e trasportata nella cappella San Placido fino al 1926 quando l’Arcivescovo Mons. Filippi la fece collocare in questo Salone sopra un piedistallo di marmo.


Il secondo salone è chiamato Salone del Trono. Nel muro di fronte alla Cappella vi era un piccolo baldacchino con la foto del Papa. Sotto vi era una predella coperta da un tappeto e sopra una sedia che simboleggiava la cattedra di San Pietro: segno di unione della Chiesa locale alla Chiesa di Roma. Oggi vi è collocato il dipinto della Madonna della Provvidenza. Nel Salone si trovano dei mobili antichi e dei grandi quadri con pregiate stampe.


Il terzo Salone, chiamato anche della Pinacoteca degli Arcivescovi, reca nella sua pavimentazione lo stemma del Re Guglielmo II, costruttore del Duomo e dell’Abbazia. In alto attorno alle pareti si trovano i ritratti di tutti gli Arcivescovi di Monreale, oltre a dei paliotti ricamati in oro, provenienti del Duomo. I tre saloni sono illuminati da quattro lampadari di vetro bianco. Da questo salone si accede al Salone Verde dove ai quattro angoli sono dipinti gli stemmi dei quattro più antichi comuni, che costituivano l’Arcidiocesi: di Monreale, la stella a 8 punte; di Bisacquino, una fontana marmorea; di Corleone, un leone rampante, di Piana degli Albanesi, due aquile. Al centro del soffitto si trova dipinta la Chiesa con in mano lo stendardo pontificio che incorona le virtù. Quelle teologali: la fede con la croce ed il calice; la speranza vestita di verde e la carità che abbraccia una creaturina. Poi le virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Il Salone è illuminato da un lampadario di vetro colorato di Murano; poi vi si trovano dei mobili antichi, dei dipinti e sopra le porte scene della vita di Giuseppe l’ebreo, figlio di Giacobbe.


Da questo salone si accede a quello chiamato Rosso, lo illumina un lampadario di vetro colorato di Murano del primo ‘800; vi è un pianoforte, divani, sedie e mobili antichi fatti realizzare dal Venerabile Mons. Antonio Augusto Intrecciatagli, Arcivescovo di Monreale dal 1919 al 1924. Sulle porte del Salone si trovano dipinte scene della vita del re David.


Il dipinto della volta è opera del pittore palermitano Francesco Manno, eseguito nel 1820, restaurato dal pittore monrealese Benedetto Messina su commissione dell’Arcivescovo Mons. Salvatore Cassisa (1978-1997), come si evince dai suoi stemmi visibili sui quattro lati della volta. Esso raffigura la glorificazione di Guglielmo II, il fondatore del Duomo. Si inizia con la scena centrale che si osserva mettendosi con le spalle rivolte alla terrazza: Guglielmo che estrae il tesoro trovato sotto l’albero di carrubo, su indicazione della Madonna, apparsagli in sogno. Guglielmo costruisce il tempio e lo affida ai benedettini. 
Nella scritta un cenno al monastero benedettino costruito nel sec. VII da Gregorio Magno, sullo stesso posto di quello edificato da Guglielmo. Si vedono poi le Parche che tessono il filo della vita di Guglielmo e che poi lo troncano prematuramente. La Sicilia piange la morte del suo Re. Il sacrificio offerto dai sacerdoti presso la tomba regale e finalmente una figura che annunzia di voler narrare ai posteri le gesta del Sovrano.


Tutt’intorno vi è l’elenco dei vari personaggi siciliani che si sono distinti nel campo della pittura, della storia, dell’architettura, della matematica, astronomia, filosofia, poesia e scultura. Nella volta infine vi è la glorificazione di Guglielmo e la Madonna che lo accoglie nel fulgore della gloria. Davanti a questi due Saloni vi è una grande terrazza che guarda verso la Conca d’Oro e il Golfo di Palermo. L’adornano vasi di ceramica di colore verde e una fontana di marmo.

 

Scheda informativa composta da
Mons. Saverio Ferina e Prof. Giuseppe Schirò

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Palazzo Arcivescovile
Tipologia Musei e cultura
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